Intenti – Mostra d’arte

Una mostra ideata da otto studenti dell’Accademia Albertina di Torino, che espongono il loro modo di vivere ciò che li circonda, prendendo in esame un frammento del loro percorso.

C’è chi lo fa attraverso gli occhi di un bambino, facendoci immergere in un mondo giocoso e colorato, chi ci coinvolge nel flusso delle sue sensazioni, chi ancora analizza filosofia, letteratura o aspetti della quotidianità. Ciascuno sceglie il mezzo più vicino a se per raccontarci il proprio pensiero, mostrandoci disegni, incisioni o fotografie.

Partecipano: Alessia Puli, Alice Massini, Carola Eirale, Edoardo Gallina, Michela Zappino, Roberta Mazziotti, Ezechiele Giaime Camboni, Simone Scardino.

Descrizione percorso individuale:

ALESSIA PULI:

– Attraverso una serie di illustrazioni per bambini, si analizzano diversi aspetti della quotidianità vissuta da diverse specie di animali. Il percorso ha come punto cardine la volontà di trasmettere la serenità e la spensieratezza dell’infanzia, la capacità di divertirsi con poco e di trovare la bellezza anche nelle piccole cose.

ALICE MASSINI:

Attraverso la lettura e l’analisi di un’opera letteraria i lavori sono alla ricerca di un punto di incontro fra testo letterario e segno, in modo da evocare le stesse sensazioni scaturite durante la lettura. Il tema di questi lavori è il racconto: “Il cuore rivelatore” di Edgar Alla Poe. Attraverso il segno e la composizione dei lavori si cerca di descrivere non solo il fatto narrato, ma anche le emozioni provate mentre si legge e quelle dei personaggi, il tutto finalizzato alla ricerca di un nuovo linguaggio artistico-letterario.

CAROLA EIRALE:

Lo smarrimento, il timore, l’annientamento del proprio io: percepire la realtà da una prospettiva diversa, quella di chi non si sente mai abbastanza. Le fotografie si propongono di diventare la rappresentazione visiva di un viaggio introspettivo nell’insicurezza, a seguito di uno studio da sempre affascinato dalle particolarità e dalle ombre che si stendono fuori e dentro l’essere umano.

EDOARDO GALLINA:

– Stampe tagliate e ricucite in cicatrici che come segni della memoria, rivelano la lastra sottostante ricordando la presenza costante e materica di quel muro che è la matrice, forte in apparenza solo nella sua riproducibilità tecnica ma che ha anche un carattere profetico sulla delicatezza della carta. Un equilibrio nato da uno scontro tra opposti, un continuo rimando di sguardi tra il sopra e il sotto, in un dialogo che si avvicina al monotipo ma opponendo al fantasma di un’immagine una fusione concreta e inscindibile tra materia e forma.

– La metafora dell’insetto segna un’intrusione nel mondo umano lenta ma indiscreta, che si insinua nelle abitudini, nei costumi (come i concetti di casa o di famiglia) e nella mente, facendo emergere le fobie e le dipendenze tanto dei singoli quanto della società. Un’alienazione che esclude l’uomo invadendone e divorandone i significati, gettandolo nell’insofferenza di una sensibilità introversa e frustrata; condannandolo nell’abbietto, nel quale ricerca una nuova forma di identificazione: una metamorfosi dell’uomo con il simbolo della sua dipendenza.

MICHELA ZAPPINO:

– La ricerca è basata sull’osservazione dei piccoli gesti della quotidianità delle persone più care, più vicine, più conosciute; gesti che possono descrivere l’interiorità della persona rappresentata, avvicinando lo spettatore alla vita dell’artista.

ROBERTA MAZZIOTTI:

– Le opere si fondano sulla ricerca di un segno grafico che, in forma puramente astratta, possa racchiudere e liberare l’emotività, la rabbia e le paure, le vibrazioni esplosive, soffocate tra le pieghe del fare quotidiano. La ricerca di sé, la perdita e l’acquisizione del controllo.

EZECHIELE GIAIME CAMBONI:

– I lavori cercano di analizzare la comunicazione che si crea tra il soggetto rappresentato e il disegnatore, cercando di coinvolgere lo spettatore in questo dialogo, evocando nuove sensazioni che possano creare analogie o differenze nel modo di percepire una stessa immagine da parte di chi osserva. Una ricerca che verte alla rappresentazione dell’animo di chi viene immortalato in un momento preciso, durante una posa, durante un’attività, durante un semplice scambio di sguardi, attraverso gli occhi di chi sta dall’altro lato.

SIMONE SCARDINO:

– Lidea da cui è partita la ricerca fa parte di un percorso artistico dove la superficie gioca da protagonista. I lavori sono la prova del tentativo di distruzione della linea, diventata nel corso dei secoli, simbolo ed icona. Dalla morte allegorica di questa, limmagine si costruisce di millepiani, fertili e fecondi di significato, aperti ad infinite interpretazioni, non più segni tracciati da un inizio ed una fine, ma prova tangibile di possibilità illimitate. Il messaggio è diretto allessere umano, ingrigito dalla disillusione, in tensione verso unidentità personale, persa a favore di quella collettiva. Per questa ragione lespressione dei volti appare vacua, sfocata, opaca:

La non-espressionesi rivela alluomo lunico mezzo possibile per conservare lautenticità della propria unicità.

Alla Fiera del Libro di Iglesias, dal 22 aprile.